La Corte di Cassazione si è recentemente pronunciata (Cass. Sez. Trib. 13943, 24.6.2011) in merito all’esibizione delle fatture in fotocopia, invertendo l’onere della prova secondo quanto aveva invece stabilito il giudice di merito.

Il caso sul quale si è pronunciata la Suprema Corte è relativo alla conservazione delle fatture in originale. Per la Cassazione, spetta al contribuente l’onere di provare il diritto alla detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dimostrando l’esistenza di una causa di forza maggiore che gli ha impedito di conservare le copie originali (es. perdita o smarrimento), con conseguente presentazione delle sole fotocopie.

Con questa decisione, la Cassazione ribalta la decisione del giudice di merito che aveva invece attribuito all’Ufficio delle Entrate l’onere della prova, al fine del riconoscimento della detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, con esibizione delle fotocopie di alcune fatture da parte del contribuente.

La stessa pronuncia della Suprema Corte fa inoltre il punto sull’esistenza di fatture relative a servizi resi in luoghi diversi da quelli dov’è era svolta l’attività. Anche in questo caso, la Cassazione ha ribaltato la decisione del giudice di merito, che aveva attribuito il compito di colmare le lacune probatorie del contribuente all’Ufficio.

Pertanto, è compito del contribuente quello di provare le motivazioni che hanno impedito una regolare tenuta dei documenti contabili, con particolare riferimento alla conservazione degli originali delle fatture relative alla richiesta di detrazione dell’imposta sul valore aggiunto.

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