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Unione fiscale, arriva anche l’appoggio di Draghi

L’unione fiscale diventa la nuova frontiera dell’eurozona. Una frontiera che non sembra facilmente raggiungibile, ma che potrebbe comunque realizzarsi prima del previsto, complice la spinta motivazionale prodotta dalla crisi economico finanziaria che ha colpito duramente l’intera area della moneta unica, e in particolar modo l’area mediterranea.

Ad appoggiare ufficialmente la realizzazione dell’Unione fiscale è anche il neo governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che nel suo recente discorso ha parlato di crisi di credibilità dell’eurozona, evidenziando come e quanto sia anomala la situazione che vede l’unione monetaria non supportata dall’adeguata unione fiscale. Pertanto, sottolinea Draghi, è pressochè obbligatorio procedere alla creazione di un’unica struttura di bilancio, che possa accentrare le principali politiche fiscali, e possa così generare maggiore fiducia e credibilità nel vecchio Continente.

Draghi invita pertanto le istituzioni competenti a dar vita ai tre principali pilastri della moneta unica: il primo, determinato dal cambio di rotta delle politiche fiscali; il secondo, relativo alla struttura finanziaria dell’eurozona; il terzo, riguardante le singole politiche nazionali, e le riforme strutturali inderogabili e improrogabili.

All’interno della costituzione dell’unione fiscale europea, la Banca Centrale Europea “governata” da Mario Draghi non potrà che avere un ruolo fondamentale. Prima di allora, l’istituzione monetaria dell’eurozona dovrà tuttavia giocare altre carte per il salvataggio dell’area euro, compresa la possibilità di difendere la stabilità dei prezzi, bilanciando tale esigenza con la necessità di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario (considerata l’impossibilità di farlo sul mercato primario).

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