Come abbiamo avuto più modo di esaminare nel corso delle ultime settimane, il panorama normativo e interpretativo intorno all’applicazione dell’imposta municipale unica è tutt’altro che privo di nubi. In questo nostro breve approfondimento cerchiamo di riassumere tutte le principali particolarità di questo balzello, al fine di chiarire nuovi dubbi sull’applicazione della patrimoniale sugli immobili.
Innanzitutto, se un anziano o un disabile risiedono in istitutori di ricovero in maniera pertante, la sua abitazione è tassata come seconda casa. Tuttavia il Comune può equipararla come se fosse prima casa, a patto che la casa non sia affittata. Si tenga ad ogni modo conto che se il Comune dovesse portare in detrazione l’aliquota allo 0,40%, la metà dell’aliquota base (lo 0,38%) andrebbe comunque allo Stato.
Per quanto concerne le case concesse in uso gratuito ai parenti, anche con contratto di comodato registrato, queste sono considerate a tutti gli effetti come seconde case, con versamento dell’imposta municipale unica con aliquota ordinaria.
Per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili – e pertanto non utilizzati – la base imponibile dell’imposta municipale unica sarà ridotta del 50%. Per ottenere lo sconto, tuttavia, il proprietario deve effettuare una perizia a proprie spese o presentare un’autocertificazione. Identica riduzione di base imponibile per gli immobili di interesse storico o artistico.
Infine per quanto concerne l’ex casa coniugale, di proprietà di un coniuge ma assegnata all’altro (separato o divorziato), si tenga conto come la stessa andrà tassata come abitazione principale. L’imposta municipale unica dovrà essere versata dal coniuge cui è stata assegnata. La casa assegnata diventa ad ogni modo tassabile solo in capo al coniuge assegnatario. L’altro coniuge potrà beneficiare delle agevolazioni per l’abitazione principale sull’eventuale altro immobile nel quale risiede e dimora.
Proseguiremo i nostri approfondimenti sull’IMU anche nel corso delle prossime settimane.
