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La tassazione degli immobili presenti all’estero

È passato più di un mese e mezzo da quando la nostra amministrazione finanziaria ha deciso di sciogliere tutti i dubbi relativi alla tassazione degli immobili presenti in uno stato estero: oltre alle precisazioni sull’onere d’imposta, infatti, l’Agenzia delle Entrate si è occupata anche del calcolo del valore di questi stessi immobili, un elemento da tenere bene in mente. Entrando più nello specifico, c’è da dire che i soggetti che devono applicare l’imposta in questione sono i proprietari, i titolari di diritti di usufrutto o anche di enfiteusi sugli immobili esteri, mentre lo stesso discorso non deve essere fatto per chi detiene la cosiddetta nuda proprietà. Come si ottiene, dunque, il calcolo dell’Imu per le case all’estero?

Anzitutto, occorre precisare come ogni calcolo dipenda dai parametri fissati dalla giurisdizione che è in vigore nella nazione di riferimento. In aggiunta, se si prende in considerazione il consueto modello F24, ci sono tre codici specifici per tali immobili. D’altronde, le ultime modifiche legislative all’Ivie hanno consentito di appurare che vi sono casi molto particolari, come ad esempio quelli di Francia, Belgio, Malta e Irlanda, in cui il tributo in questione viene calcolato sul valore di mercato o anche all’effettivo costo di acquisto.

Per quel che concerne, poi, quegli immobili che si trovano al di fuori dell’Unione Europea, il termine a cui fare riferimento è rappresentato dal contratto di acquisto, oppure, in alternativa, dai documenti di cui si è in possesso qualora si tratti di una costruzione nuova di zecca. Se ci si sposta, poi, in due stati scandinavi come la Norvegia e l’Islanda, il valore catastale delle imposte patrimoniali può beneficiare del predominio dal punto di vista contributivo, con un’altra eccezione importante che è fornita dalla Svizzera: nella confederazione elvetica, infatti, si è scelto di determinare la base imponibile sul valore di acquisto, dato che esisteva un vero e proprio deficit informativo.

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