You are here
Home > Inps > La dichiarazione per il lavoro extracomunitario irregolare

La dichiarazione per il lavoro extracomunitario irregolare

Con la circolare numero 113 l’Inps ha reso nota la disposizione transitoria relativa all’emersione di lavoratori extracomunitari: in effetti, è stata data attuazione alla direttiva comunitaria 52 del 2009, la quale ha proprio introdotto quelle che sono le norme minime per quel che concerne le sanzioni e i provvedimenti nei riguardi di datori di lavoro che impiegano cittadini il cui soggiorno nel nostro paese non è regolare. Che cosa è previsto nello specifico? Tutti quei datori che alla data dello scorso 9 agosto occupavano in maniera irregolare e alle proprie dipendenze tali lavoratori stranieri (da almeno tre mesi per la precisione) hanno la possibilità di presentare una dichiarazione che attesti l’emersione allo sportello unico per l’immigrazione.

Il caso di specie è previsto nel caso di una occupazione che continua alla data di presentazione della dichiarazione di sussistenza del rapporto di lavoro. Prima della dichiarazione vera e propria, comunque, è necessario versare un contributo forfetario relativo a ogni singolo lavoratore. L’importo in questione è pari a mille euro, con il pagamento che viene perfezionato attraverso il modello F24 Elementi Identificativi; il codice Redo è quello utile per i datori di lavoro domestico, mentre il codice Resu viene incontro ai datori di lavoro subordinato (fatta eccezione per quello domestico).

Tra l’altro, tale contributo non potrà essere rimborsato nell’ipotesi di una irricevibilità, di una archiviazione o del rigetto della dichiarazione di emersione. Chi sono i destinatari della norma? Fra i datori di lavoro domestico possiamo ricomprendere anche le comunità religiose, le convivenze militari, le case famiglia, le comunità di recupero e quelle cosiddette focolari. I lavoratori che non possono essere regolarizzati, invece, sono quelli subordinati a tempo determinato e indeterminato con un contratto a tempo parziale. I datori stessi, infine, non devono vantare un reddito inferiore ai ventimila euro (famiglia monoreddito) oppure ventisettemila euro (famiglia con più soggetti conviventi).

Lascia un commento

Top