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Riforma fiscale per i commercialisti

La riforma fiscale non potrà che abbattersi in maniera incisiva sulla vita professionale di migliaia di commercialisti italiani. E proprio tali lavoratori sono stati pertanto invitati a esprimersi, recentemente, in un’audizione alla Commissione Finanze della Camera, nella quale il rappresentanti dei commercialisti, Claudio Siciliotti, ha ricordato che “si tratta di una legge delega che contiene alcuni principi condivisibili, altri da mettere meglio a fuoco, ma che di certo non può essere considerata la riforma del sistema fiscale: tutt’al più si può parlare di una manutenzione straordinaria dell’esistente”.

Come evidenziato dall’inserto Corriere Economia de Il Corriere della Sera, il presidente di categoria ha sottolineato come “l’unica vera riforma fiscale oggi si chiama revisione della spesa. Tutti i numeri a nostra disposizione ci dicono che si possono recuperare fino a 60 miliardi di minori spese, con i quali finanziare la sterilizzazione integrale e definitiva dell’altrimenti previsto aumento dell’ Iva, l’abrogazione integrale dell’Irap per l’intero settore privato e il dimezzamento dell’Ires per le imprese labour intensive, ossia quelle che presentano una incidenza del costo del lavoro superiore al 50% del fatturato”.

Secondo Siciliotti, in questo momento la priorità sarebbe pertanto quella di “abbassare le tasse su imprese e professionisti che danno a loro volta lavoro, prima ancora che direttamente sui lavoratori altrimenti, nel medio periodo, potremmo trovarci con il paradosso di lavoratori meno tassati su redditi teorici di un lavoro che non avranno più” (qui il nostro approfondimento sulle tariffe liberi professionisti).

Tra le principali prese di posizione della categoria anche l’opposizione a imposte patrimoniali. “Non per una contrarietà ideologica, anzi. Semplicemente, bisogna prendere atto che, con le manovre del 2011, la patrimoniale esiste già e non è marginale, anche se mascherata sotto forma di tante imposte spezzatino su immobili, attività finanziarie e altri beni posseduti sia in Italia che all’estero”. Più disponibilità, invece, sul fronte della revisione organica delle rendite catastali: “La proposta è di per sé condivisibile, il disegno di legge dovrebbe prevedere una vera e propria clausola di salvaguardia a favore dei contribuenti, con possibilità di applicare vecchi valori e vecchie aliquote, qualora i nuovi valori rivisti al rialzo determinino un aggravio di imposizione, nonostante la promessa di una revisione al ribasso delle aliquote”.

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