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Conti correnti, così il Fisco smaschera i ‘furbetti’

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Entro ieri banche e operatori finanziari dovevano comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati sui conti correnti dei contribuenti italiani.

La giacenza media, questo il valore che doveva essere comunicato all’Anagrafe tributaria, verrà poi inserita all’interno dei database dell’Inps per essere utilizzata ai fini del calcolo del nuovo Isee. I «furbetti» del welfare, dunque, hanno le ore contate.

Da quest’anno, infatti, chi presenta la domanda al fine di avere ingresso a prestazioni sociali agevolate, o avere sconti su mense e tasse universitarie, non ha più l’oppurtunità di autocertificare le somme depositate in banca. Cosa che invece avveniva fino all’anno scorso causando notevoli distorsioni perché, in mancanza di controlli, nella maggior parte dei casi i contribuenti dichiaravano di non possedere un conto corrente. Basti pensare che nel 2014 il 73% di coloro che hanno richiesto l’Isee, ha dichiarato di non avere un conto in banca.

Sostengono gli esperti:

 

La decisione di richiedere alle banche i dati sui conti correnti per la compilazione del nuovo Isee è stata presa nell’ultima legge di Stabilità. Si tratta nello specifico di un provvedimento anti-evasione che intende colpire chi, nel corso degli anni, ha utilizzato prestazioni sociali agevolate senza averne diritto. I dati che ora arriveranno nell’Anagrafe tributaria, verranno incrociati con quelli di chi presenta la domanda per avere l’Isee. Di fatto, per chi farà richiesta dell’attestazione del reddito familiare sarà impossibile barare. Ma c’è di più. I dati che arriveranno all’Entrate, saranno utilizzati anche per effettuare controlli sulle richieste Isee presentate negli anni precedenti al 2015.

Banche, sia tradizionali che web, Poste e altri intermediari finanziari dovranno comunicare entro oggi – ma l’operazione è partita da tempo – la giacenza media dei conti correnti degli italiani riferita al 2014. Per giacenza media si intende l’importo medio delle somme a credito del cliente su base annua. Il calcolo della giacenza media si determina dividendo la somma delle giacenze giornaliere per 365 (base annua, ndr), indipendentemente dal numero di giorni in cui il deposito risulta attivo. Si tratta in realtà di un calcolo semplice, ma da oggi sarà direttamente l’Inps, in caso di richiesta dell’Isee, a incrociare i dati dichiarati dal contribuente con quelli inseriti nell’Anagrafe tributaria.

Il giro di vite previsto statuito dalla legge di Stabilità approvata a dicembre sta già dando i primi risultati, facendo emergere patrimoni mobiliari prima non dichiarati nelle richieste Isee. Un recente studio della Cisl, che ha preso in esame i primi tre mesi del 2015 confrontandoli con il 2014, mette in evidenza come la componente patrimoniale, e quindi conti correnti e investimenti, risulta maggiore rispetto al passato. Il peso sul calcolo per l’Isee è infatti passato dal 13,6 al 20,5%.

 

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