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Fisco e plusvalenze, cosa c’è da sapere?

Quando si parla di plusvalenze, uno dei rischi maggiori è quello di incorrere in contenziosi con il Fisco. In sintesi, succede quando non vengono seguite le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate.

Quali sono? In sintesi la principale è: il venditore ha sempre l’obbligo di indicare nell’atto la volontà di discostarsi dal valore presente all’interno della perizia. Ma cosa sono le plusvalenze?

La plusvalenza si configura come un incremento di valore che indica una maggiore capacità contributiva e che il Fisco tiene sotto stretta verifica dal momento che è assoggettata ad imposte.

La valutazione delle plusvalenze assume particolare rilievo nel corso delle compravendite.

Plusvalenze: cosa succede nelle compravendite

Come dichiarato dall’Agenzia delle Entrate, ai fini del calcolo della plusvalenza il contribuente può assumere, invece del valore di acquisto del terreno, quello rideterminato sulla base di una perizia giurata.

La perizia deve essere redatta prima del rogito, tuttavia può essere giurata ed asseverata successivamente.

Il valore rideterminato rappresenta un valore minimo di riferimento non solo per il calcolo della plusvalenza, ma anche per le imposte dovute al momento del trasferimento. Se, ad esempio, il terreno ha subito un deprezzamento e il venditore vuole discostarsi dal valore della perizia, deve indicarlo nell’atto di cessione.

In questi casi il venditore si espone ad accertamenti e rettifiche da parte del Fisco, il quale mira ad evitare che il venditore voglia occultare il vero valore del terreno, quindi la base imponibile su cui calcolare le imposte.

L’Agenzia delle Entrate ha però precisato che non viene preso nessun provvedimento in presenza di scostamenti minimi o se nell’atto di vendita viene dichiarato il nuovo valore di riferimento.

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