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Come fare ricorso dopo la revisione catastale

Nel territorio italiano si contano ben 17  comuni che hanno dato il via e portato a termine il procedimento per la revisione della classificazione catastale degli immobili, il che significa che, in pratica nella totalità dei casi, le rendite catastali degli immobili di queste città sono cresciute.

Se se salgono le rendite catastali, di conseguenza anche le tasse e i tributi crescono, la cui definizione dell’importo è collegata a questa rendita. Aumenti delle tasse in vista, quindi, ma si può evitare il salasso: secondo la Cassazione, infatti, questo aumento delle rendite catastali può non essere legittimo. Cerchiamo di capire perché.

I comuni che hanno aumentato le rendite catastali

Atri (TE), Bari (Ba), Bassano del Grappa (VI), Casale Monferrato (AL), Castellaneta (TA), Cervia (RA), Ferrara (FE), Lecce (LE), Milano (MI), Mirandola (MO), Orvieto (TR), Perugia (PG), Ravarino (MO), Roma (RM), Spello (PG), Spoleto (PG) e Todi (PG).

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Cosa ne pensa la Cassazione?

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un cittadino proprietario di un immobili interessato dall’aumento della rendita catastale secondo il quale questo aumento è fondato su un’ipotesi astratta: la sentenza della Corte ha così stabilito che il Comune per procedere al cambio di classificazione catastale degli immobili deve dimostrare che nel luogo ove l’immobile è sito siano stati effettuati degli interventi di riqualificazione urbanistica validi a giustificare l’aumento.

Sono tantissimi i ricorsi che sono stati già avviati, e possono farlo tutti coloro che hanno verificato l’inesattezza o l’illegittimità dello stesso, seguendo questo iter:

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– notificare il ricorso alla Commissione tributaria provinciale territorialmente competente e all’ufficio che ha emesso l’atto entro 60 giorni dalla ricezione dell’avviso;

– effettuare il pagamento del contributo a ruolo dovuto per le cause di valore indeterminabile;

– effettuare le costituzione in giudizio entro 30 giorni dalla proposizione del ricorso.

Se il primo ricorso dovesse dare esito negativo si può impugnare la sentenza entro 60 giorni dall’emissione.

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