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Presunzioni redditometro

Con la sentenza n. 14168 del 6 luglio 2012 la Corte di Cassazione ha dichiarato che la capacità reddituale calcolata sulla base degli indici redditometrici desumibili dai decreti attuativi ha valore di presunzione legale relativa. Non è pertanto possibile né sminuire né eliminare la capacità reddituale espressa da tali valori tabellari. Ma quali significati hanno le parole dei giudici della Suprema Corte? E quali sono i cambiamenti rispetto alle precisazioni che la Cassazione aveva elaborato appena un anno fa, con la sentenza n. 13289 del 17 giugno 2011?

In sintesi, la Cassazione ha affermato che il risultato delle elaborazioni parametriche che determinano il reddito sinteticamente accertato a carico del contribuente, non fosse che una presunzione semplice. L’orientamento, più volte confermato in altre sedi, rischia tuttavia ora di essere messo in seria crisi, visto e considerato che l’inversione di tendenza elaborata dalla Cassazione potrebbe interrompere il processo di elaborazione giurisprudenziale degli indicatori redditometrici, proprio quando stanno per entrare in vigore le presunzioni redditometriche di “seconda generazione” a seguito delle recenti modifiche normative.

Secondo le elaborazioni della sentenza, infatti, gli elementi indicativi di capacità contributiva contenuti nei decreti ministeriali attuativi non potranno essere messi in discussione né dal contribuente né dal giudice tributario, e contro le loro risultanze sarà possibile opporre unicamente il possesso di redditi esenti o tassati alla fonte.

Pertanto, secondo i contenuti della recente sentenza, è sufficiente e corretto che gli uffici competenti adempiano ai propri obblighi semplicemente dimostrando la presenza e la disponibilità dei beni indice da parte del contribuente, nonché lo scostamento tra reddito sinteticamente accertabile e reddito dichiarato. Tutto l’onere probatorio passa così dall’ufficio al contribuente, al quale tuttavia sarà inibita la possibilità di dimostrare (contestazione redditometro) che il possesso di quel determinato bene indice comporta spese di mantenimento inferiori a quelle statisticamente calcolate dal redditometro.

Insomma, un passo indietro (o in avanti, a seconda dei punti di vista) piuttosto emblematico, che rischia di complicare ulteriormente i rapporti con il redditometro.

Qui il nostro approfondimento sulle criticità del nuovo redditometro.

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