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Surroga mutui Inpdap

Brutte notizie per l’Inpdap.  L’Antitrust ha infatti inflitto all’Inpdap (ora confluito nell’Inps) una multa di 50 mila euro per aver diffuso una pratica commerciale scorretta consistente nell’esigere, contrariamente a quanto previsto dalla disciplina in tema di liberalizzazioni del 2007, a carico dei mutuatari spese non dovute nei casi di surroga del mutuo. A darne notizie è stato, negli scorsi giorni, il quotidiano Italia Oggi, che ha così diramato l’informativa sulla sanzione pecuniaria. Cerchiamo allora di ricostruire l’accaduto.

Ricordiamo innanzitutto come, in seguito dell’entrata in vigore del dl 31 gennaio 2007 n. 7, si applicano le disposizioni per tutelare i consumatori e promuovere la concorrenza in materia di mutui, soprattutto in casi di portabilità attiva, portabilità passiva e rinegoziazione. L’art. 8 del decreto recita in merito che “è nullo ogni patto, anche posteriore alla stipulazione del contratto, con il quale si impedisca o si renda oneroso per il debitore l’esercizio della facoltà di surrogazione”, chiarendo pertanto che “ non possono essere imposte al cliente spese o commissioni per la concessione del nuovo mutuo, per l’istruttoria e per gli accertamenti catastali, che si svolgono secondo procedure di collaborazione interbancaria improntate a criteri di massima  riduzione dei tempi, degli adempimenti e dei costi connessi” (vedi il nostro speciale sulla liberalizzazione mutui e prestiti).

Pare invece che l’Inpdap, segnala il quotidiano in un articolo a firma di Federico Unnia nella data dell’8 novembre, “che eroga mutui ipotecari agli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, nel perfezionare operazioni di portabilità attiva, ha rimesso a carico del cliente alcune spese, in particolare quelle notarili. Dagli accertamenti effettuati dell’Antitrust è risultato infatti che l’Inpdap ha effettuato la surrogazione attiva imponendo però oneri non dovuti al consumatore: dal febbraio 2009 al 1° luglio 2010, le spese notarili sono state poste a carico dei clienti così come sono imputati ai mutuatari costi  amministrativi legati alla gestione dell’ammortamento del finanziamento. La pratica è stata pertanto ritenuta scorretta e non conforme ai principi di correttezza e trasparenza imposti dal Codice del consumo, secondo il quale il rapporto con il consumatore deve improntarsi a buona fede, diligenza, tutela degli interessi del soggetto con minore forza contrattuale e maggiore deficit informativo, inducendo il consumatore all’esborso di costi non giustificati dalle caratteristiche dell’operazione”.

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