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Tassa sulle sigarette elettroniche

accise-tabacco-sigarette-rincariIn arrivo, probabilmente, una nuova tassa sulle sigarette elettroniche. Lo strumento tecnologico sostitutivo delle tradizionali sigarette sta infatti interessando sempre più il Fisco, che si domande in che modo poter controbilanciare la parziale perdita di introiti legata alla contrazione dei consumi dell’ordinario tabacco. E così, un emendamento al decreto che dovrebbe dare il via al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, potrebbe estendere la tassazione a tutti i prodotti che contengono nicotina.

Chiaro, a questo punto, l’intento di penalizzare le sigarette elettroniche e le conseguenti ricariche, che verrebbero accomunate a tutti gli altri prodotti da fumo, essendo sottoposte a relative accise (fino ad oggi sulle sigarette elettroniche si paga solo l’imposta sul valore aggiunto).

Ancora incerto l’eventuale introito per lo Stato, con l’unica sicurezza che l’ammontare in questione dovrebbe rappresentare solo una piccolissima parte del necessario per coprire il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Ancora prudente è il governo, con il sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta che ricorda come “bisognerà visionare la relazione tecnica dei Monopoli. Comunque è una scelta di carattere politico che dovrà prendere il Parlamento” (qui invece un approfondimento sulle accise applicate sulle più tradizionali sigarette con tabacco).

Oltre a quanto sopra, le novità sulle sigarette elettroniche dovrebbero rendersi incolpevoli compagne di altre innovazioni, come la possibilità che i crediti certificati con data anteriore al 31 dicembre 2012 possano essere compensati con i crediti tributari e contributivi vantati dalle imprese nei confronti del Fisco (con conseguente ampliamento di coloro che attendono restituzioni dal fisco).

La seconda novità dovrebbe invece essere l’introduzione del sistema del silenzio assenso alla richiesta delle imprese di poter disporre del pagamento del credito arretrato.  In altri termini, se l’impresa avanza una richiesta di pagamento del credito in mora, e dall’amministrazione pubblica non ottiene alcuna risposta entro 90 giorni, il silenzio viene equiparato ad un esplicito assenso.

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