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Contributi, facciamo chiarezza sul nodo pensioni

Considerato che del nuovo sistema pensionistico si è detto tanto (ma non sempre in termini molto chiari), cerchiamo di fare un po’ di trasparenza sul regime introdotto dal decreto salva-Italia, andando a illustrare brevemente tutte le principali caratteristiche. Iniziamo con il ricordare che, una delle principali novità della manovra Monti, è stata l’introduzione del sistema contributivo per tutti con decorrenza 1 gennaio 2012, con calcolo della pensione in relazione all’anzianità maturata.

Dallo stesso 2012 spariranno pertanto le “vecchie” pensioni, sostituite da due sole prestazioni: la pensione di vecchiaia (conseguita al varcare delle soglie di età anagrafica previste dalla riforma) e la pensione anticipata (conseguita grazie alla maturazione dei contributi previdenziali, con termine prima dell’inizio del limite minimo per la pensione di vecchiaia).

Sempre dal 2012 sarà abrogato il vecchio regime di decorrenza delle pensioni (le “finestre”): pertanto, la pensione decorrerà dal mese seguente a quello di maturazione dei requisiti, con accorciamento dei tempi di ottenimento della prestazione.

La pensione di vecchiaia (cioè la prima delle due prestazioni che abbiamo avuto modo di ricordare) si otterrà con 20 anni di contributi, con un’età anagrafica pari a 62 anni per le lavoratrici dipendenti donne, e 63 anni e 6 mesi per le autonome; gli uomini potranno andare in pensione a 66 anni. Il lavoratore potrà però richiedere a la pensione di vecchiaia oltre il requisito minimo di età, e fino a 70 anni, con un assegno mensile più pesante.

La pensione anticipata, invece, sarà ottenibile con 42 anni e un mese di contributi se si è uomini, e 41 anni e un mese se si è donne. Se la pensione è richiesta prima dei 62 anni, l’assegno mensile sarà ridotto.

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