Durante lo scorso anno, le imposte patrimoniali sono costate agli italiani la cifra record di 48,6 miliardi di euro.
Nel corso degli ultimi 25 anni, la loro incidenza sul Pil è raddoppiata. Nel contempo, in termini assoluti il gettito è aumentato di quasi cinque volte. A rilevarlo è la Cgia che dopo averle “identificate” ne ha calcolato l’impatto che queste hanno avuto sulle tasche dei contribuenti. Se per l’anno in corso il gettito complessivo dovrebbe aggirarsi sul livello raggiunto nell’anno precedente, a partire dal 2016 si dovrebbe registrare una netta inversione di tendenza.
Commenta, a tal proposito, la Cgia:
Se il Governo confermerà l’ abolizione delle tasse che gravano sulla prima casa, dell’Imu agricola e quella sugli imbullonati, nel 2016 dovremmo risparmiare 4,6 mld di euro: vale a dire uno sconto che sfiora il 10%.
L’Istituto ha inoltre rammentato che sono una quindicina le patrimoniali che pesano sui portafogli degli italiani anche se le due imposte che gravano sulle abitazioni e sugli immobili strumentali, Tasi e Imu, garantiscono oltre la metà del gettito complessivo.
Durante il 2014, ad esempio, per onorare questi due tributi famiglie, imprese e lavoratori autonomi hanno versato ben 24,7 mld. Le imposte patrimoniali, come sottolinea la Cgia, sono quelle che di fatto pesano maggiormente sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza è intesa in senso ampio e contempla i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari, etc. Più nello specifico, contempla:
- imposta di registro e sostitutiva;
- imposte di bollo;
- imposta ipotecaria;
- diritti catastali;
- Ici/Imu/Tasi;
- bollo auto;
- canoni su telecomunicazioni e Rai Tv;
- imposta sulle transazioni finanziarie;
- imposta sul patrimonio netto delle imprese;
- imposta su secretazione dei capitali scudati;
- imposte sulle successioni e donazioni;
- imposta straordinaria sugli immobili;
- imposta straordinaria sui depositi;
- imposta sui beni di lusso.