Secondo quanto affermato dalla Corte di Cassazione, le imposte vanno pagate laddove la società possiede la propria sede amministrativa. La Suprema Corte è infatti intervenuta in materia e, con la sentenza n. 7080 del 23 febbraio 2012, ha affermato che paga le imposte in Italia anche la società che – pur avendo sede legale e oggetto sociale all’estero – ha all’interno dei confini del Paese la propria sede amministrativa.

La motivazione fondamentale della pronuncia della Suprema Corte risiede nell’applicazione restrittiva del principio secondo cui – con riferimento alle società – la nozione di residenza fiscale andrebbe stabilita sulla base dell’art. 5, comma 3, del Tuir, considerando residenti in Italia le società e gli enti che per la maggior parte del periodo di imposta hanno la propria sede legale o la sede amministrativa o l’oggetto principale nel territorio dello Stato.

La società che ricada in tale ipotesi, pertanto, dovrà presentare la dichiarazione e i suoi redditi verranno regolarmente tassati. L’attività principale si concretizzerebbe infatti nella propria gestione amministrativa e, pertanto, territorialmente riferibile alla sede amministrativa.

Una pronuncia, quella della Suprema Corte, che non era particolarmente scontata, visto e considerando che la questione era già stata trattata più volte anche nel recente passato, con la Procura generale della Suprema corte che poco più di un mese fa aveva chiesto al Collegio di legittimità di annullare con rinvio la misura disposta dal Tribunale di Brindisi.

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