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Auto bloccata dalle ganasce fiscali esente dal bollo

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autoL’auto “bloccata” dalle “ganasce fiscali” è esente dal pagamento del bollo auto. A optare per una opposizione a tale posizione sono state alcune Regioni, che hanno di fatto approvato delle leggi che obbligano anche coloro che si sono visti bloccare il proprio veicolo a pagare il tributo. Per loro sfortuna, tuttavia, lo scenario potrebbe essere molto più complesso, visto e considerato che la Corte Costituzionale ha bocciato la prima di tali leggi regionali, relativa alle Marche.

Il Sole 24 Ore ci ricorda in un suo approfondimento che “il principio dell’esenzione dal pagamento è conclamato a livello nazionale dal 1998: l’articolo 17, comma 18 della legge finanziaria di quell’anno, recependo indicazioni della Consulta, aveva disposto che il bollo auto non va pagato in tutti i casi in cui si perde la disponibilità del veicolo, indipendentemente dal fatto che tale perdita venga annotata al Pra. Così, con la circolare 122/E dell’11 maggio 1998, l’allora ministero delle Finanze fece alcuni esempi di perdita di disponibilità del veicolo che faceva venir meno l’obbligo di pagare il tributo. La circolare citava anche il fermo amministrativo (fattispecie in cui rientrano anche le “ganasce fiscali”), il sequestro e, in generale, i provvedimenti dell’autorità giudiziaria” (vedi anche il nostro focus sulla notifica nulla del fermo amministrativo).

La prassi è stata oggetto di intervento da parte delle Regioni, sebbene dal 2004 non sia – almeno teoricamente – possibile incidere su tale prassi (il bollo auto è un tributo proprio dello Stato e le Regioni non possono legiferare in tale materia). Tuttavia, a rendere ancora più complesso il quadro, sono intervenute diverse violazioni: tra di esse, quella delle Marche, che hanno imposto con legge regionale che il bollo in questi casi vada comunque pagato. La Consulta, con la sentenza 288/12, ha dichiarato incostituzionale questa legge.

Una bocciatura che non sembra aver scoraggiato altre regioni, considerato che lo scorso 1 gennaio Basilicata e Puglia hanno legiferato con posizioni analoghe.

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