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Sblocco fondi Pmi

Il Ministero dell’Economia e l’Abi hanno recentemente sottoscritto un accordo che permette di sbloccare un plafond di 10 miliardi di euro di crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione. Tale smbolizzo imponente di risorse permetterà alle imprese di poter ottenere un’attesa boccata d’ossigeno e, di contro, rivitalizzare il ricorso al credito da parte delle aziende, che nel corso degli ultimi mesi ha toccato il livello minimo da cinque anni a questa parte, visto e considerato che le imprese non ottengono più finanziamenti a causa della ristrettezza creditizia da una parte, e della loro scarsa propensione all’investimento dall’altra.

Una situazione, quella nella quale vivono le pmi italiane, che è stata fotografata qualche giorno fa in un convegno denominato Credito Oggi, organizzato da Italia Oggi e dalla Fondazione dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Firenze, in collaborazione con Business Insieme e Intesa Sanpaolo, al quale sono intervenuti alcuni dei manager della banca.

Bruno Bossina, direttore marketing small business dell’istituto, ha affermato che l’attuale situazione non giova al sistema bancario, “in quanto le banche hanno come funzione principale proprio quella di erogare il credito”, e l’odierna crisi impedisce il naturale svolgimento di tali attività.

Tra i punti indispensabili per il conseguimento di credito da parte delle imprese, è emerso nel convegno, la presenza di “una chiara rappresentazione contabile dell’azienda. Così come diventa sempre più strategico  avere un progetto d’impresa di lungo periodo, o business plan, che consenta alla banca di valutare  correttamente il reale rischio di credito di quella pmi. L’aspetto contabile, peraltro, come ha spiegato Bossina, rappresenta ormai solo il 10% della valutazione di un’azienda (un paio di anni fa era il 60%); si dà più peso alla componente andamentale e alla «storia e solidità patrimoniale dell’imprenditore», cioè ai comportamenti aziendali che spesso non emergono dal bilancio ma da un rapporto fiduciario tra banca,  impresa e professionista” – ricorda il quotidiano Italia Oggi.

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