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Bonus bebè per le mamme che lavorano

Il bonus bebè è una agevolazione introdotta dalla legge 92/2012 e in vigore per il solo triennio 2013 – 2015 (non è attualmente noto se, terminato l’esperimento, il benefit possa essere esteso), rivolto a tutte quelle madri lavoratrici che desiderano richiedere – al termine del congedo di maternità, e in alternativa al congedo parentale – voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting, attraverso contributi monetari utili a far fronte alle spese sorte negli 11 mesi successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di 6 mesi.

Stando a quanto precisato dalla recente circolare Inps n. 47/2013, possono accedere al beneficio solamente le madri, lavoratrici dipendenti o iscritte alla gestione separata, per i bambini già nati, o quelli la cui data presunta del parto è fissata entro i 4 mesi successivi alla data di scadenza del bando.

Il contributo stanziato è pari a 300 euro mensili, e sarà corrisposto per un periodo massimo di 6 mesi, solo ed esclusivamente in alternativa alla fruizione del congedo parentale, comportando così conseguentemente la rinuncia dello stesso da parte della lavoratrice (vedi anche un nostro recente approfondimento sulla situazione dei bonus bebè Milano).

Per poter accedere al contributo le madri lavoratici dovranno presentare una domanda apposita, per via telematica, all’Inps (www.inps.it) indicando:

  • a quali benefici si intende accedere e in caso di scelta del contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia e dei servizi privati accreditati, anche la struttura per l’infanzia (pubblica o privata accreditata) nella quale la lavoratrice stessa ha effettuato l’iscrizione del minore;
  • il periodo di fruizione del beneficio, specificando il numero di mesi;
  • la rinuncia al corrispondente numero di mesi di congedo parentale;
  • la dichiarazione Isee.

Il contributo sarà erogato mediante pagamento diretto alla struttura prescelta, dietro esibizione (da parte della stessa struttura) della documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio, fino alla concorrenza dei già ricordati 300 euro mensili.

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